CIVITAVECCHIA

Il 2 febbraio del 1995, in occasione della Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, una piccola statua della Madonna raffigurante la Regina della Pace e proveniente da Medjugorie, cominciò a piangere lacrime di sangue nel giardino di una famiglia che vive nella parrocchia di S. Agostino a Civitavecchia.

Tutto era cominciato quando, in qualità di cattolico devoto, Fabio Gregori aveva ricevuto dal suo parroco, Padre Don Pablo Martin, di ritorno da una visita a Medjugorje nel settembre del 1994, una statuetta in gesso della Vergine per proteggere la sua casa e la sua famiglia.

Cinque mesi dopo, il celebre 2 febbraio 1995, Gregori sentì sua figlia di sei anni, Jessica, che in giardino gridava “Papà, papà, vieni a vedere. La Madonnina piange. C’è sangue dappertutto!”. Raggiuntala nel santuario di pietra che aveva costruito nel giardino, vide un liquido rosso che scendeva dagli occhi della statuetta, giù per le guance e sull’abito.

Profondamente scosso, si precipitò a raccontato l’accaduto a padre Pablo. In poche ore la notizia del “pianto” si diffuse in tutto il quartiere, e una folla di conoscenti e sconosciuti iniziò a riunirsi fuori dalla porta dei Greori

Da quel giorno, e fino al 15 marzo, la statua della Madonna pianse per 14 volte in presenza di molte persone.

Padre Pablo, nel frattempo, aveva chiesto al Vescovo di Civitavecchia cosa fare con la statua. La risposta del vescovo fu: “Distruggi la statua immediatamente, in modo da porre fine a questo trambusto”. Egli non aveva dubbi sul fatto che fosse una bufala. Molti parrocchiani si arrabbiarono con lui per la posizione assunta.

Monsignor Grillo aveva buone ragioni per prendere le distanze dall’inspiegabile evento: secondo alcune voci, la zona attorno Civitavecchia pullulava di testimoni di Geova, gruppi occulti e satanisti, uno dei quali poteva esssere l’autore della bufala. Inoltre, il Vaticano, sensibile alle accuse di superstizione, favorisce da sempre un atteggiamento di cautela nei confronti degli eventi segnalati come “miracoli”, soprattutto quelli che coinvolgono oggetti inanimati.
Il Monsignore, allora, contattò la polizia e chiese loro di indagare sulla famiglia Gregori, nonché di effettuare prove sul “sangue”, ormai rappreso sulla statua.
Sul primo fronte delle indagini, si scoprì subito che la famiglia Gregori era gente semplice, povera, laboriosa, onestamente e devotamente religiosa, senza precedenti penali.
Quanto ai test sul sangue, essi rivelarono che si trattava effettivamente di emoglobina. I test vennero ripetuti più volte da gruppi distinti, uno guidato dal professor Angelo Fiori presso l’ospedale Gemelli del Vaticano, l’altra dal più esperto medico forense ed esperto di DNA, Giancarlo Umani-Ronchi, direttore dell’Istituto di Medicina Legale presso l’Università di Roma. “Quando ho consegnato la statua al laboratorio, mi hanno assicurato che si sarebbe rivelato sangue animale” – disse monsignor Grillo in un’intervista – “Poi hanno scoperto che si trattava di sangue umano, in particolare di sesso maschile”. Al contempo, una serie di radiografie e scansioni CAT della statua stessa confermarono che essa era solida, priva di segni di manomissione. Le scoperte scientifiche fecero aumentare i dubbi di Monsignor Grillo.

Dopo la notifica di questi sviluppi in Vaticano, egli venne autorizzato ad istituire una commissione teologica per studiare il caso. Per il Monsignore fu l’inizio di molte notti insonni.
Il 1 ° marzo, subito dopo che la statua gli era stata restituita, il CODACONS, gruppo di tutela dei consumatori, allarmato dall’ampia copertura mediatica del caso, espose una formale denuncia contro “ignoti”. L’accusa era di “abuso di credulità popolare”, prevista da una legge introdotta in Italia nel 1930.
La denuncia fu seguita da un’altra per frode, esposta dal Telefono Antiplagio, gestito dal Prof. Giovanni Panunzio, un insegnante di religione per bambini in Sardegna e direttore del Comitato italiano per aiutare le vittime di ciarlatani e sedicenti guru.
Ancora una volta, Monsignor Grillo lasciò che la polizia effettuasse le indagini sulla famiglia Gregori, per scoprire però che non vi era alcuna prova di inganno.

Le indagini su Fabio Gregori, tuttavia, erano tutt’altro che finite. Il pubblico ministero, infatti, aprì un’indagine penale su vasta scala.
A ciò si aggiunse che il Vescovo dichiarò che la Madonnina aveva pianto lacrime di sangue mentre la teneva tra le mani. A quel punto, egli iniziò a parlare di evento razionalmente inspiegabile, ma mai di miracolo.

Tuttavia, ciò bastò al pubblico ministero, Antonio Abano, per ordinare al vescovo di consegnare la Madonnina e chiedere a tutti i membri maschi della famiglia Gregori di presentare i campioni del proprio sangue per il test del DNA. Nessuna di queste richieste venne soddisfatta.

Da quando avevo visto il pianto in prima persona, il Vaticano aveva dato al vescovo il potere di allontanare la polizia dal caso, non di non consentire la confisca della statua. Da quel momento, il P.M. si convinse che la truffa coinvolgesse sia i Gregori, che Monsignor Grillo.

L’avvocato di Fabio Gregori, Bruno Forestieri, fece in modo che i giudici hanno decidessero di lasciare che il vescovo tenesse la statua in un armadio sigillato nella sua residenza, mentre l’indagine proseguiva. “E’ stata una soluzione diplomatica: il pubblico ministero intervenne, ma senza violare l’autonomia della Chiesa”, spiega Forestieri, il quale nel frattempo, su richiesta dei Gregori, aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione a Roma per la liberazione della statua in tempo per Pasqua. Due settimane dopo, l’avvocato riuscì ad ottenere il rilascio della statuetta, troppo tardi per la processione di Pasqua.

Finalmente, il 17 giugno 1995 il Vescovo ha posto la statua in una teca situata nella Parrocchia di S. Agostino e l’ha esposta al culto dei fedeli. Da quel giorno, un notevole numero di pellegrini, da tutto il mondo, sono venuti per adorare Colei che ora tutti chiamano “La Madonna di Civitavecchia”.


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